Anche in un contesto vitivinicolo tradizionale come il Friuli Venezia Giulia, si assiste a un’interessante evoluzione con l’introduzione di vitigni resistenti, ottenuti dall’incrocio tra la vite europea (Vitis vinifera) e altre specie di viti, sia americane che asiatiche. Questi vitigni dimostrano una maggiore resilienza alle malattie fungine più comuni, come peronospora e oidio, in linea con la filosofia di ricerca e sperimentazione che anima Paolo Rodaro, il quale ha voluto a sua volta testarne le potenzialità. L’impiego di varietà resistenti, quali Sauvignon Nepis, Soreli e Cabernet Eidos, consente di ridurre significativamente la necessità di trattamenti fitosanitari, rivelandosi particolarmente vantaggioso in aree con clima umido e favorendo un approccio più rispettoso verso l’ambiente. Questo si traduce concretamente in una diminuzione delle lavorazioni del terreno, una riduzione degli interventi in vigneto e una maggiore attenzione alla salute del suolo.